Gay & Bisex
Appuntamento al..buio
di orsonaked
09.01.2025 |
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"Le mani, impazzite raggiungevano ogni parte dei nostri corpi tesi, cercando di togliere indumenti superflui..."
Domani sera tutti al ristorante dal "Barba! Non si accettano dei no!"l'invito di Fabio a tutti gli amici della chat comune era perentorio ed io non avevo alcuna intenzione di rifiutare. Pensai che in effetti era una magnifica idea; da quando Roberto mi aveva dato il "ben servito" mi ero chiuso in me stesso, rifiutando ogni contatto con la gente.
Casa e lavoro, non avevo altri interessi; mi ero cancellato persino da tutte le chat di incontri, perché lo amavo davvero. Nel periodo successivo alla nostra separazione mi sentii dire spesso che ero un coglione a prendermela così tanto, che avrei dovuto divertirmi, scopare a più non posso e non pensarci più!
Serve a nulla che te lo dicano gli altri: bisogna arrivare da soli a questa conclusione! Cosi l''invito di Fabio ad una cena spensierata fù quel piccolo lumicino che si accese finalmente nel buio che mi avvolgeva da tempo: capii finalmente che era ora di risvegliarsi e ricominciare a vivere!
Dopo una bella doccia calda mi rimirai nello specchio mentre mi vestivo: forse un po' sovrappeso, pensai ma accarezzandomi palle e uccello, esclamai divertito: "Forza, è ora di tornare in pista"
Puntuali ci ritrovammo tra amici comuni e nuove conoscenze davanti al ristorante scelto da Fabio; subito un'onda di festosa allegria pervase il gruppetto di circa 20 persone, che entrando nel ristorante fecero pensare agli avventori presenti, fosse arrivata un'orda di "barbari" dal nord.
Prendemmo posto alla rinfusa e io mi trovai a fianco ad un giovanotto, di circa 40 anni con un bel fisico atletico, che mise in mostra una volta tolto il giubbotto, due occhi ardenti come carboni, barbetta incolta, folti ricci sulla testa e due labbra rosse e umide che mi venne voglia di mangiare all'istante.
"Che troia, non stai perdendo tempo", pensai facendo scendere lo sguardo al pacco, dove faceva bella mostra di se un discreto rigonfiamento fasciato dalla stoffa dei pantaloni.
"Ciao piacere, mi chiamo Roberto" disse con una bella voce calda e suadente.
Impallidii vistosamente, il cuore perse due battiti e mi sentii vacillare: mentre mi stringeva la mano, pensai a quali scherzi crudeli sia capace il destino a volte.
"Tutto bene?" aggiunse con tono allarmato mentre riprendendomi dallo shock, lo rassicurai scusandomi e mentendo spudoratamente: "Deve essere lo sbalzo termico freddo-caldo, tranquillo ora mi passa".
La cena fu davvero piacevole: risate e allegria si levavano dal nostro tavolo ma io le consideravo distrattamente, la mia attenzione era catturata da Roberto, dalle sue labbra che immaginavo di imprigionare tra le mie, abbracciati nudi in un comodo letto. Improvvisamente appoggio' una sua mano bollente sulla mia coscia, continuando a parlare e perforando i miei occhi con i suoi tizzoni ardenti.
Mi sentii vacillare di nuovo e stavolta per l'eccitazione; il cazzo da parecchio tempo già barzotto si indurii decisamente e non riuscendo più a sostenere il suo sguardo, lo abbassai incontrando il notevole rigonfiamento tra le sue gambe, coperto dai pantaloni attillati: sembrava che la cerniera fosse in procinto di scoppiare.
Una goccia di sudore cominciò a solcarmi la fronte così, preso dal panico farfugliai circa la necessità di dovermi recare in bagno.
Alzandomi, sentii Roberto dire: "Giusto, buona idea devo andarci pure io".
Una volta raggiunto l'antibagno, senza nemmeno pensarci entrammo assieme e una volta chiusa la porta, ci avventammo l'uno sull'altro. Era ormai chiaro ad entrambi cosa volevamo; le nostre labbra fuse assieme si assaggiavano con foga, le nostre lingue intrecciate facevano a gara per imprigionarsi a vicenda come in una lotta greco-romana.
Le mani, impazzite raggiungevano ogni parte dei nostri corpi tesi, cercando di togliere indumenti superflui. Sbottonai la sua camicia e rimasi estasiato dalla vista dei suoi pettorali pronunciati, coperti da riccioli di pelo nero, che accarezzai piano, facendogli socchiudere gli occhi. Il suo addome era piatto, solcato da una folta riga di peli interrotta solo dall'ombelico che spariva dietro l'elastico degli slip.
Sbottonai piano la patta: un gonfiore notevole era contenuto a malapena dai minuscoli slip ormai tesissimi; liberai il suo cazzo, un randello di tutto rispetto duro come cemento armato e leggermente inumidito dal precum.
Vibrante, massiccio, irrorato da una larga vena centrale. La cappella era gonfia e pronunciata di colore rosso scuro, leggermente ricurvo all'insù.
Guardai Roberto per alcuni secondi negli occhi, i nostri respiri erano irregolari; gli faci indovinare le mie intenzioni e poi cadendo di ginocchia a terra schiusi la bocca, appoggiando le mie labbra calde e umide sulla cappella, facendo uscire la lingua a stuzzicare il prepuzio.
Egli rovesciò all'indietro la testa lasciandosi andare ad un profondo sospiro, cominciando a godersi il pompino. Da quanto tempo non tenevo un bel cazzo tra le mani;
cominciai ad ingoiarlo e leccarlo con foga. Aveva un gusto favoloso, di uomo, di sperma: ero impegnato a imprimere bene quel sapore nella memoria.
Roberto si appoggiò alla parete facendo uscire dalla sua gola gemiti soffocati mentre gustavo quell'uccello favoloso, ingoiandolo più volte fino ad appoggiare le labbra sul suo pube, facendolo rantolare di goduria. Dopo pochi affondi mi fermò sussurrandomi:
" No fermo non voglio venire così, portami da te".
A malincuore accettai, avevo una voglia di farmi una bella golata di sborra ma pensai che in effetti era solo rimandata, cosi ritornammo al tavolo dopo aver convenuto entrambi che non potevamo abbandonare la cena ancora in corso, avremmo dovuto pazientare un po' tenendo a freno gli ormoni. Riprendemmo in nostri posti a tavola dandoci un contegno, cercando di non far capire cosa fosse accaduto in bagno ma dalle occhiate che Fabio mi lanciava fu chiaro che aveva capito tutto.
La cena arrivò quindi al suo epilogo; baci e abbracci con promessa di non far passare anni per la successiva,
Cercai di essere il più naturale possibile, nascondendo una voglia di scopare incredibile: volevo solo arrivare a casa con Roberto dove poter dare sfogo ad una notte indimenticabile.
"Se vuoi ti do un passaggio verso casa" dissi forte a Roberto, fingendo un'idea appena partorita per non far pensare agli altri, una complicità di intenti.
Roberto, a sua volta finse di accettare con piacere, ringraziandomi così salutati tutti ci dirigemmo al nuovo parcheggio sotterraneo da poco inaugurato.
Vista l'ora tarda, come immaginavo, il parcheggio era ormai deserto ed usciti dalla scala, al piano dove si trovava la mia auto, mi fù impossibile resistere oltre, mi tuffai su Roberto imprigionandolo tra me e il muro, incollando le mie labbra alle sue.
Le nostre mani ritrovarono le rispettiva cerniere dei pantaloni che prontamente abbassate liberarono i nostri uccelli di nuovo durissimi; li lasciammo sfregare uno contro l'altro, anch'essi impegnati in una dura lotta.
Non so quanto tempo passo' so solo che non avrei mai potuto immaginare ciò che da li a poco accadde.
Il tempo per me si fermò, mentre succhiavo le labbra di Roberto tenendo in mano il suo membro durissimo e lui segava piano il mio.
"Non qui ti prego andiamo da te" piagnucolo' improvvisamente ma senza riuscire a staccarsi da me.
Qui il ricordo comincia a farsi appannato, forse sentii il rumore di un motore avvicinarsi, forse vidi due fari illuminare le nostre figure ma di sicuro fui riportato alla realtà dal forte bagliore dei lampeggianti blu.
Frastornati e impauriti ci fermammo: non riuscivamo a vedere nulla sentimmo solo il rumore delle portiere di un auto aprirsi e richiudersi con forza; percepii un gemito di Roberto che disse: "Cazzo, siamo nella merda"
Ricordo che cercai di dilatare al massimo le pupille con la speranza di scorgere un particolare, qualcosa che desse una risposta alle mille domande che mi passavano per la testa: chi erano questi tizi? Che volevano da noi? Farci del male?
Feci in tempo a sentire la voce di Roberto spaventata chiedere: "Che volete, non abbiamo fatto nulla, lasciateci stare" senza ottenere risposta e poi venni preso per le spalle e scaraventato contro la parete dove un corpo che indovinai maschile mi sovrasto'.
"Allarga gambe e braccia, forza!" disse con un voce perentoria; paralizzato dalla paura feci quello che mi chiedeva cercando di balbettare qualcosa, sentendo il suo fiato collo.
Non riuscii più a pensare a niente, se non allo scandalo che sarebbe inevitabilmente finito sulla bocca di tutti, i relativi problemi al lavoro, non potevo muovermi e avere quel maschio possente addosso cominciò a provocarmi un non so ché di piacere, come se quella situazione oltre a spaventarmi mi eccitasse particolarmente.
Le mani dell'uomo cominciarono a tastare ogni parte del mio corpo, strisciando sui fianchi, indugiando sui miei capezzoli induriti più dal freddo che dall'eccitazione.
Stava effettuando una perquisizione in piena regola, si...ma con qualcosa di decisamente fuori dalla norma.
"No ma che sta facendo. Si fermi non può farlo NO." gridò Roberto colmo di rabbia e paura. Io avevo la testa girata dalla parte opposta, per cui non potevo vedere altro che il parcheggio deserto, rischiarato ad intermittenza dalle luci blu.
Improvvisamente ricordai di avere il cazzo fuori dai pantaloni e fu in quel momento che me lo sentii afferrare da una grossa mano calda e callosa, dopo aver indugiato, prima sulle mie chiappe e il mio buchino!`.
"Senti senti il porcellino com'è eccitato, forse vuole giocare un po' " sussurrò l'uomo con tono beffardo senza mollare la presa; la sua voce era profonda, graffiante, mi fece tremare.
Gelato dalla paura non riuscii a rispondere, sentivo crescere dentro di me pero', la voglia di essere scopato in quello stesso momento, cosi davanti a tutti!
"Troia si ma cosi è esagerato" pensai incredulo di me stesso: stavo forse diventando pazzo?
I miei assurdi pensieri furono interrotti nel sentirlo armeggiare con la cintura dei suoi pantaloni per poi indovinare la forma di un bel cazzo duro nel solco tra le mie chiappe.
"No aiuto ma che fai, lasciami non voglio così, NOOO ahhhhh" la voce di Roberto era davvero spaventata, per cui intuii che anche l'altro uomo stava facendo le stesse mosse.
Era davvero tutto paradossale, incredibile: avrei voluto aiutare Roberto ma non sapevo come fare; improvvisamente l'uomo dietro di me disse all'altro: "Hai visto? che ti avevo detto! Sti porci vengono sempre qui a farsi sbattere, lo sanno tutti. Ora ci divertiamo un po'!"
Come lo sanno tutti? pensai meravigliato; ero rimasto cosi all'oscuro di tante cose nel mio periodo "buio"? Avevo un posto di batuage così vicino casa e nemmeno lo sapevo?!
L'uomo dietro di me avvicinandosi al mio orecchio sussurrò: "Non ho ragione troietta? Anche tu e il tuo amichetto siete qui per prendervi una buona razione di cazzo, vero? Tranquilli ora vi accontentiamo" e spinse il suo randello violando il mio buchetto ormai dilatato da un'assurda voglia bestiale.
ll suo palo allargò il mio sfintere sfregando sulle pareti; entrò deciso ma lento,
facendomi sfuggire piccoli lamenti più di goduria che di dolore. Con una mano mi tormentava i capezzoli e con l'altra mi menava il cazzo. Gli affondi erano regolari, sapeva usarlo davvero bene: da quanto tempo non venivo scopato cosi, pensai mentre sentivo i forti colpi che l'altro uomo infliggeva a Roberto facendolo gridare.
"Che cazzo gridi puttana? lo so che ti piace stai bravo!" lo incalzò
"Fai piano tu, coglione o vuoi richiamare l'attenzione di tutto il paese?" disse il mio chiavatore misterioso, con tono adirato.
"Che rottura di coglioni! Vengono qui a cercare cazzo e quando lo trovano fanno anche i difficili" continuò infastidito l'altro ma senza diminuire l'intensità della sua scopata.
Pensai che in fondo ero stato fortunato, a me era capitato quello meno violento mentre al povero Roberto, stava andando sicuramente peggio.
I miei pensieri furono smorzati dell'intensità che il mio misterioso chiavatore stava dando alla scopata; il suo cazzo scandagliava le profondità del mio culo mentre le sue mani saldamente arpionate alle mie tette non davano pace ai miei capezzoli. Ogni tanto appoggiava la bocca sulla mia nuca, baciandola con passione e facendomi rabbrividire forte. Mi stava scopando in modo magistrale affondando con decisione, facendomelo sentire per tutta la sua lunghezza fino ad appoggiare le palle alle mie chiappe, Ogni tanto imprigionava il lobo del mio orecchio con le sue labbra, accarezzandolo con la lingua, facendomi letteralmente perdere il senno. Per un istante dimenticai di essere in un freddo parcheggio, mi immaginai in un comodo lettone con questo maschio stupendo sdraiato su di me.
In un'occasione cercai di ruotare leggermente il volto per scoprire chi fosse ma me lo impedì fermandomi con la sua faccia; era impossibile vederlo e riconoscerlo perché troppo vicini e per via del riverbero delle luci; appoggiò le sue labbra morbide alle mie: dolci, soffici, calde, cosi cominciammo a slinguarci con passione; le nostre lingue non ebbero altra possibilità che intrecciarsi assaporandosi.
Mi resi conto che eravamo entrambi in estasi, anche perché mugolando mi confesso' che ero fantastico e da lì a poco mi avrebbe riempirmi come un bignè.
Io ormai al limite, sentendomi sussurrare quelle parole e pieno di cazzo fino alla radice non riuscii a trattenermi oltre: feci partire una copiosa sborrata: uno, due, tre schizzi colpirono la parete con violenza, mentre lui mi sussurrò: "Bravo troietta! Ora ti riempio del mio seme".
Fui riportato alla realtà dalle parole dell'altro uomo, facendomi ricordare che non eravamo soli, visto che improvvisamente grido': "Sborrooo colle', cazzo lo riempiooo" seguito da grugniti bestiali e dalla supplica disperata di Roberto.
Il mio chiavatore non resistette oltre e sfilato velocemente il suo bastone cominciò a fiottare sborra rovente sulle mie chiappe e sulla mia schiena.
Rimasi appoggiato al muro, ansimante ma appagato mentre i due uomini misteriosi si rivestivano ridacchiando per poi risalire in macchina e ripartire velocemente facendo stridere le gomme.
Nel girarmi verso l'auto riuscii solo a scorgere una piccola parte della zona posteriore colorata di blu e bianco ma niente di più.
Mi chinai quindi su Roberto, inginocchiato a terra, immobile e nudo dalla cinta in giù; dal suo culo uscivano rivoli di sborra che colavano sulle gambe. Mi resi conto che contro la parete cui era appoggiato vi erano lunghe tracce di sborra, segno che anche lui su era svuotato.
Lo aiutai ad alzarsi ma una volta in piedi mi diede uno spintone dicendo: "Lasciami pezzo di merda" e rivestendosi frettolosamente, corse via singhiozzando.
Mi ricomposi anch'io e raggiunsi l'auto, non riuscivo a riordinare i pensieri, era come essere stato investito da un uragano: ero stordito.
Rimasi qualche minuto al buio e al silenzio cercando di riordinare, nella mia testa tutto quello che era accaduto dalla cena in avanti; mi sentivo maledettamente in colpa nei confronti di Roberto anche se davvero non ero al corrente che quel posto fosse teatro di incontri di sesso e che ci fosse il pericolo di fare simili incontri.
Decisi di mettere in moto e andare a casa, l'unica cosa di cui avevo davvero bisogno era una doccia bollente e un letto. Misi la mano nella tasca della giacca e...spalancai gli occhi per la sorpresa! Estrassi un biglietto di carta, malamente strappato che ero certo di non avere, quando uscii da casa.
Sopra vi era scritto solo un nome: Paolo, seguito da un numero di cellulare!
Rimasi a guardare il biglietto, senza riuscire a capire: quando e chi lo avesse messo nella tasca?! Forse al ristorante? Durante la cena parecchie persone si erano mosse dai loro posti. Oppure era stato il mio misterioso scopatore nel parcheggio?! Mi trovai davanti a questo bivio: cosa avrei dovuto fare? Buttare quel biglietto o... scoprire chi fosse Paolo?
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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